Opponiamoci all’intervento militare in Libia!In che modo il governo Renzi – un governo, ricordiamolo, che non scaturisce da alcuna elezione popolare – ha già potuto inviare militari italiani in Libia, senza alcun dibattito parlamentare?

L’“obbligo morale” evocato dalla ministra della guerra Pinotti per giustificare l’invio di centinaia di soldati, navi e aerei da guerra in Libia, è l’espressione più nitida del servilismo agli USA e del fallimentare tentativo del governo Renzi di ritagliarsi un “posticino al sole” con le aggressioni militari e il sostegno a un burattino, Al Sarraj, che non conta nulla.
I veri obiettivi della “missione sanitaria” a Misurata si chiamano pozzi petroliferi, terminal del gas e strutture del monopolio ENI.
I rischi di estensione del conflitto e di aumento del coinvolgimento militare sono altissimi.opponiamoci-allintervento-militare-in-libia
Dopo la richiesta di “aiuto umanitario “ da parte del fantoccio libico Sarraj, il governo Renzi  ha concesso il nulla osta all’utilizzo di basi e dello spazio aereo italiano per il bombardamento delle postazioni dell’Isis a Sirte da parte dei briganti nordamericani, fornisce supporto logistico e ha inviato decine di uomini delle forze speciali italiane in Libia.
L’intervento militare di fatto è già iniziato e prelude a vaste azioni di truppe di terra. Il generale di Corpo d’Armata Marco Bertolini ha detto chiaro e tondo che sarebbe “un’operazione immane”.
In che modo il governo Renzi  – un governo, ricordiamolo, che non scaturisce da alcuna elezione popolare – ha già potuto inviare militari italiani in Libia, senza alcun dibattito parlamentare?
Lo ha fatto avvalendosi dell’art. 7 bis della Legge 11.12.2015 n. 198, la quale stabilisce che, in operazioni legate all’intelligence, “forze speciali della Difesa, con i conseguenti assetti di supporto”, possano essere inviate in zona di operazioni su iniziativa del Presidente del Consiglio senza alcun voto del Parlamento.
Esigiamo il ritiro di tutte le truppe spedite all’estero!
No alla militarizzazione del territorio!
No alla guerra per il petrolio! Via il governo Renzi!
Queste parole d’ordine devono risuonare nelle lotte attuali, nelle manifestazioni, dentro la campagna referendaria per il NO, al fine di sviluppare una forte opposizione operaia e popolare.
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