Fra i danni collaterali della tragedia siriana c’è il rischio di una precipitosa perdita di distinzioni costruite attraverso i decenni.
Forse che gli ammazzati a colpi di proiettili e bombe convenzionali sono meno morti?
Orrore per gli effetti, per i bersagli indiscriminati, e disgusto per la slealtà estrema, erede dell’avvelenamento dei pozzi. In gara con l’orrore cresceva l’avidità di potenze grosse e piccole per il possesso di armi chimiche e biologiche che ne autorizzassero la prepotenza e promettessero, se non l’espansione vittoriosa, la rappresaglia dopo la sconfitta. Gli Stati Uniti ora segnano il passo davanti alle linea rossa che hanno voluto tracciare: può darsi che Obama avesse pronunciato l’intimazione come un esorcismo, per avere un alibi all’inerzia, e contando che Assad non ardisse di oltrepassarla. Ma le armi chimiche, con l’aggravante di colpire i civili, sono per la civiltà internazionale – cioè per la riduzione della barbarie planetaria – una cosa diversa e più grave delle armi convenzionali.