Il lavoro «socialmente utile»?

Il 33% di chi poi ha continuato ora ha un contratto a tempo indeterminato. Il lavoro «socialmente utile»

I lavori «socialmente utili», ossia quelli che impiegano i disoccupati al servizio dei Comuni, sono costati  all’Italia molti milioni di euro. Soldi ben spesi?

A.S.La COBAS MILANO ha condotto una  un’indagine tesa a capire se valga la pena continuare ad investirci su, specie di questi tempi, quando ogni risorsa nel delicato settore dell’occupazione va sfruttata al massimo della sua potenzialità. Ebbene, la risposta è sì: l’obiettivo è stato centrato.

 

Infatti, delle 920 mila persone coinvolte nei  6000 progetti finanziati dal 2009 al 2012 , oltre il 70% ha potuto sfruttare almeno un’occasione lavorativa una volta terminato l’impiego sociale. Di più, il 35% ha dichiarato di lavorare a tutt’oggi, dunque a più di un anno dalla fine dell’esperienza assistita (il 36% ha lavorato ma ora non lavora più, il 29% non ha più lavorato ma in quest’ultimo caso rientrano anche soggetti che nel frattempo hanno raggiunto l’età della pensione o che hanno lasciato la regione, come gli stranieri).

 

Altro aspetto positivo: tra chi sta ancora lavorando, il 33% ha un contratto a tempo indeterminato, il 46% a tempo determinato e solo il 21% si barcamena tra soluzioni atipiche come tirocini, interinali, somministrazioni e contratti a progetto, che comunque è pur sempre meglio di niente. Insomma, col moderato ottimismo dei tecnici, «i risultati sembrano incoraggianti»

 

Questi progetti rendono un doppio servizio  ai lavoratori disoccupati che sono reinseriti al lavoro ma anche alle amministrazioni pubbliche che li impiegano in occupazioni quotidiane e di base che hanno una ricaduta immediata nella vita di tutti i cittadini». Se si guarda ai soggetti proponenti (che peraltro hanno cofinanziato i progetti per metà, così che le risorse complessivamente impiegate salgono a 8 milioni 850 mila euro) sono stati per l’87% Comuni, percentuale che sale al 92% nel 2012, anno relativo al quale, però, i dati sono ancora parziali

 

Come sono stati impiegati i lavoratori socialmente utili? In piccole opere di manutenzione e giardinaggio, in servizi di vigilanza dei parcheggi, di volantinaggio, di pulizia, di accompagnamento o di «data entry», in traslochi. Insomma, piccole mansioni utili però a dare un’occupazione temporanea a chi non può godere degli ammortizzatori sociali, «stimolandone allo stesso tempo la riabilitazione professionale »

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