Tutto questo conflitto che c’è nella politica è assolutamente non rispondente alle esigenze del paese.
Esattamente quello che non ci serve: i temi di cui si sente dibattere non sono quelli dell’economia reale. Tante famiglie sono entrate nella soglia della povertà. Non ce lo meritiamo, per quello che sappiamo fare ed esprimere in Italia. Senza scomodare il fatto che questo è un Paese che ha fatto la storia dell’Europa.
Non siamo un partito politico ma un’associazione, un corpo intermedio che inevitabilmente fa politica. La classe dirigente di questa associazione ha il dovere di fare sintesi di posizioni diverse: siamo un corpo eterogeneo con interessi diversi, a volte in contrapposizione. Il nostro valore come collante sociale sta in questo: trasformare elementi individuali in una proposta collettiva.
Abbiamo bisogno di una leadership. Per questo richiamiamo all’ordine ed al senso di responsabilità una politica che ha perso il contatto con la realtà. C’è un sensazione di scoramento terribile. Ci rendiamo conto che questa sensazione non riusciamo a trasmetterla al paese: ma quando chiudono le fabbriche la gente va nelle piazze. Siamo incazzati, delusi. Ma anche molto stanchi. E da anni che andiamo avanti con difficoltà in un sistema paese che non ci sostiene. La cosa che ci ha colpito di più è che la gente ha bisogno di sognare e divertirsi in quello che fa: non intacchiamo la nostra passione, è il momento più pericoloso per farlo.