Cassino, cala il sipario sulla Cma: 140 dipendenti sul lastrico con decine di stipendi arretrati

CASSINO – Cala definitivamente il sipario sulla Cma, una delle aziende specializzate in impiantistica ed automazione industriale più importanti del sud Lazio. CMASIPLo storico stabilimento aperto nel lontano 1968 in località Sant’Angelo, ha chiuso definitivamente i battenti in seguito alla decisione assunta ieri dal giudice del tribunale fallimentare che depositerà la sentenza a strettissimo giro. Inutili gli sforzi dei dipendenti e dell’A.S.La COBAS, sigla che più di altre, in questi lunghissimi mesi di lotte e sit-in, ha seguito la vertenza, ha difeso i lavoratori ed ha tentato di scongiurare la chiusura dell’azienda. Da ieri insomma la Cma è storia: 140 i dipendenti rimasti senza lavoro (lo scorso anno erano più del doppio) con i conti in rosso ed intere famiglie da portare avanti. Lavoratori che vantano, allo stato attuale, dalle 7 alle 12 mensilità arretrate. Unica ancora di salvezza il fondo di garanzia Inps che coprirà l’80% degli ultimi tre stipendi e la totalità del Tfr maturato. Come precedentemente accennato gli altri 160 dipendenti, dall’inizio della crisi aziendale ad oggi, hanno intrapreso altre strade: alcuni hanno optato per l’indennità di disoccupazione mentre altri, più fortunati, hanno trovato un impiego in altre aziende. «Qualche tempo fa – ha commentato il sindacalista dell’A.S.La COBAS Salvatore Ascione – i lavoratori e la proprietà hanno raggiunto un accordo per la rateizzazione delle mensilità arretrate. In breve abbiamo tentato, in ogni maniera possibile, di evitare la chiusura della Cma, anche a costo di sacrifici non indifferenti. Nonostante tale sforzo, questa possibilità non si è mai concretizzata: i debiti accumulati negli anni della Cma, evidentemente, hanno reso impercorrobile tale strada e così, i 140 padri di famiglia che per 20-30 anni hanno dato tutto a questa società, ora non hanno più un lavoro. Tengo poi a sottolineare – ha ribadito e concluso il sindacalista dell’A.S.La COBAS – che nonostante la mancata corresponsione delle retribuzioni e le difficoltà economiche dei lavoratori, l’istanza di fallimento della Cma è stata presentata dai fornitori dell’azienda. Ora non resta che aspettare il lungo iter di liquidazione dei beni della società anche se, fin da ora, siamo certi che porterà, nelle tasche dei lavoratori, cifre risibili rispetto ai crediti vantati nei confronti della proprietà».                       DA L’INCHIESTA  IN EDICOLA  DEL 10 SETTEMBRE 2015

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