Lo Stato sociale da tempo è sotto attacco e lo è in particolare
da alcuni anni attraverso i tagli alla sanità, alla istruzione
pubblica, alle pensioni, e via dicendo. Lo stato sociale è quello
di un Paese che pone fra i suoi scopi principali la protezione
dei cittadini in tutte quelle calamità che possono capitare a tutti
e sconvolgere la vita: una malattia, un infortunio, un’invalidità,
una disoccupazione involontaria, una vecchiaia gravata di fattori
invalidanti.
La Costituzione della Repubblica Italiana può essere, a ragion
veduta, considerata la pietra angolare dello stato sociale,
quella sulla quale poggiano tutte le tutele ed i diritti conquistati
dai lavoratori.
Questo Stato sociale, non liberista, nella seconda parte del
secolo passato è stato man mano rafforzato dalle politiche del
sindacato e dalle forze della sinistra fino a quando ha
cominciato ad essere smantellato da una politica liberista e di
destra con l’appoggio – ahinoi – di una parte del sindacato
(quella più tiepida nella tutela dei lavoratori).
Ogni giorno gli interessati distruttori dello stato sociale
raccontano del deficit e della crisi dei bilanci statali, conditi
con gli attacchi degli attacchi alla spesa pensionistica.
I liberisti, con il Fondo Monetario Internazionale, la Banca
Centrale Europea, e la Commissione Europea in testa, hanno
lanciato un allarme: il rischio longevità con la conseguente
proposta di elevare a settantacinque anni l’età pensionabile.
Ma accanto ai liberisti vi sono anche gli ultraliberisti che
sostengono la necessità di aumentare le retribuzioni abolendo
tutte le forme di protezione sociale (pensioni, sanità, scuola …)
delegando il tutto al privato.
I liberisti si difendono affermando che negli ultimi anni è
fortemente aumentato il deficit della Stato (ed è vero), ma
non a causa dello stato sociale bensì a causa del salvataggio
delle banche e dei gruppi finanziari che hanno originato la crisi
in atto.
Dunque non è la spesa sociale a compromettere i bilanci
pubblici. E’ tutt’altro!
La verità è che la politica di austerità dei liberisti è la difesa degli
interessi dei ceti dominanti, la trasformazione di tutto in merce,
anche il lavoro, la salute, l’istruzione, le persone: privatizzare per
appropriarsi della quota di bilancio che oggi si dedica allo stato
sociale, per di più facendo pagare i costi della crisi ai ceti più
deboli. Questa è la verità!
Come difenderci da tutto ciò? La riposta è ovvia: difendere lo
stato sociale, le idee politiche e morali che lo hanno sviluppato
e che hanno fatto dell’Italia un Paese tra i più socialmente evoluti.