Caso Thyssenkrupp: per confindustria (e a quanto pare anche per la Magistratura) gli investimenti esteri sono molto più importanti delle vite dei lavoratori italiani

Torino, 6 dicembre 2007. Nello stabilimento di ThyssenKrupp otto operai furono investiti da un getto di olio bollente in pressione che prese fuoco. Sette morirono nel giro di un mese, mentre un altro operai subì ferite non gravi. Tantissime polemiche furono sollevate, visto che gli operai coinvolti nell’incidente stavano lavorando da 12 ore e sia perché i sistemi di sicurezza non funzionarono (estintori scarichi, idranti inefficienti, mancanza di personale specializzato).Caso Thyssenkrupp

Con un procedimento di quasi cento udienze, il primo in Italia per le morti sul lavoro, sono stati accusati alcuni manager dell’azienda di reato di omicidio volontario con dolo eventuale e incendio doloso.La sentenza della seconda corte d’assise di Torino nel 2011 ha confermato le pene richieste per Herald Espenhahn (amministratore delegato della società) con una condanna di 16 anni e 6 mesi di reclusione, e per altri cinque manager dell’azienda a pene che vanno da 13 anni e 6 mesi a 10 anni e 10 mesi. L’unico testimone sopravvissuto all’incidente è Antonio Boccuzzi (oggi deputato del PD) che viene accusato da Herald Espenhauh di calunnie in quanto sostiene in televisione accuse pesanti contro l’azienda e quindi <<va fermato con azioni legali>>; perché  secondo l’ad della Thyssen la colpa dell’incendio è dei sette operai che si erano distratti. Dopo la sentenza della corte d’assise partono gli applausi per Herald Espenhauh da parte di Confindustria e della Marcegaglia: “Dalle Assise c’è stato un grande applauso all’ad di Thyssen perché la condanna a 16 anni e mezzo per omicidio volontario rappresenta un unicum in Europa. E’ stato considerato alla stregua di un assassino. Se dovesse prevalere questo allontanerebbe gli investimenti esteri dall’Italia”.

Queste dichiarazioni arrivano dopo che il presidente di Thyssen Italia, Klaus Schimtz, aveva chiesto a Confindustria di rappresentare l’azienda e reagire alla sentenza: “una riflessione su queste condanne. Siamo regolarmente associati a Confindustria e abbiamo bisogno di avere garanzie per il nostro futuro. Confindustria ci deve rappresentare, deve reagire a questa sentenza. Dall’associazione degli industriali italiani ci aspettiamo tutela e passi ufficiali”.

La tutela chiesta dalla Schimtz non ha tardato ad arrivare, infatti, la corte di Cassazione si è pronunciata sul caso, affermando che non è ravvisabile il reato di omicidio volontario con dolo eventuale, ma quello di omicidio colposo. Ci sarà un nuovo processo d’appello per rideterminare le pene dei sei imputati, chiedendo inoltre 10 anni (anziché 16 e mezzo) per Espenhahn e riduzioni di pena per gli altri imputati.

I minuti successivi alla pronuncia della sentenza sono stati accompagnati dalle urla “vergogna, vergogna” da parte di alcuni familiari delle vittime. In questo scenario è abbastanza chiaro che per confindustria (e a quanto pare anche per la Magistratura) gli investimenti esteri sono molto più importanti delle vite dei lavoratori italiani. Si preferisce tutelare l’azienda tedesca piuttosto che fare giustizia sulla morte di sette operai italiani.

A pagarne le conseguenze è sempre e comunque il popolo.

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