80 euro in più in busta paga al mese: a chi spettano?Perché i più poveri sono stati esclusi dal taglio dell’Irpef?

Il taglio del cuneo fiscale voluto dal governo Renzi significa, per i lavoratori italiani, 80 euro in più in busta paga a partire dal mese di maggio 2014. Dopo l’approvazione delDocumento di economia e finanza 2014 la strada per il cambiamento è ormai spianata, ma gli 80 euro sono stati accompagnati dalla consueta dose di polemiche tra le forze politiche, con il premier al centro di un fuoco incrociato. Le accuse sono diverse: ci sono le coperture per garantire la riforma? A chi spettano questi soldi? Il bonus non è troppo basso? Perché i più poveri sono stati esclusi dal taglio dell’Irpef? A queste e altre domande cerchiamo di dare risposta.A chi spettano questi soldi

Ogni riforma che si rispetti provoca inevitabile una scia di polemiche politiche. In un’Italia in cui i tagli sono sempre stati finanziati attraverso le tasse, dobbiamo accogliere con interesse la volontà del governo Renzi di ricorrere alla spending review piuttosto che all’introduzione di nuove imposte. Basterà a pagare la riduzione del cuneo fiscale? Se le cose vengono fatte come si deve sì, ed è troppo facile fare polemica e cercare di sminuire ogni tentativo di cambiare le cose, per quanto azzardato. Purtroppo è quel che sta accadendo in queste settimane.

A chi spettano?

A chi spetta questo aumento che Renzi chiama addirittura quattordicesima? Il taglio Irpef riguarderà 10 milioni di italiani, che guadagnano da 8mila euro a 26mila, con un piccolo decalage da 24 a 26mila euro per evitare che chi ha un reddito inferiore superi chi guadagna un po’ di più. Niente bonus per gli incapienti (sotto gli 8mila euro lordi annui). ‘La voce degli incapienti e partite Iva sarà inserita in provvedimenti nelle prossime settimane e mesi‘, ha annunciato il premier.

Nel 2014 la sforbiciata all’Irpef si concretizzerà in un bonus del 3,5% fino a 17.714 euro di redditi annui, per diventare fisso a 620 euro tra 17.714 e 24.500 euro e poi calare in maniera progressiva, fino ad annullarsi ai 28mila euro annui. La detrazione Irpef, quindi, ammonta a circa 80 euro al mese, visto che il credito fino a 620 euro va spalmato sugli otto mesi che mancano alla fine dell’anno a partire da maggio. A partire dal 2015 le cose cambieranno e si passerà a un taglio del 5% per i redditi fino a 19mila euro, e a un massimo di 950 euro per la fascia tra i 19.000 e i 24.500 euro.

Dunque 80 euro in più in busta paga spettano a chi guadagna fino a 1.500 euro al mese. Il bonus, però, potrebbe essere steso anche ad altre due categorie: colf e badantiche guadagnano meno di 8.000 euro l’anno (dovrebbero essere le famiglie datrici di lavoro ad anticipare l’agevolazione recuperandola poi sui versamenti trimestrali all’Inps) e partite IVA con reddito annuo inferiore a 25 mila euro e che non abbiano dipendenti. Si tratta, comunque, di ipotesi al vaglio che non hanno conferma ufficiale da parte del governo.

Solo 40 euro per i più poveri

Finora il discorso del governo (e dei giornalisti) si è concentrato soprattutto su quei lavoratori che, pur non essendo portatori di un reddito elevato, comunque si trovano al di sopra della soglia minima di 8mila euro annui, quella che esclude dal pagamento delle tasse. Così a qualcuno è venuto in mente di chiedere: e per i più poveri cosa farà il governo? Se si danno 80 euro in più in busta paga a chi comunque guadagna 1.500 euro al mese, il buon senso vorrebbe che una simile misura venisse attuata anche per chi quella cifra non la raggiunge. C’è un problema, però, ed è proprio il pagamento delle tasse, da cui sono esclusi quelli che non superano gli 8mila euro lordi all’anno. Lo sconto del governo era pensato solo per chi paga le tasse, ma la situazione potrebbe cambiare.

Dalle ultime voci di corridoio, spunta l’ipotesi di un bonus anche per i meno abbienti che, pur lavorando, si trovano ancora nella fascia esclusa dalle tasse. Un contentino, per la verità, visto che la cifra non dovrebbe superare le 40 o al massimo 50 euro al mese (ma le ultime indiscrezioni parlano addirittura di 30 euro). Anche una cifra così bassa, però, pone il governo davanti a un problema risorse. Da dove verranno ricavati quei fondi extra da destinare ai più poveri? Sempre dalla spending review, o meglio dal taglio degli stipendi dei dirigenti pubblici, inclusi quelli della Rai. Qualcuno aveva paventato l’estensione del blocco degli stipendi anche al settore privato ma si tratta di un campo minato viste le recenti sentenze della Cassazione sul contributo di solidarietà.

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